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Studi Neurofisiologici hanno permesso di individuare nell'amigdala la chiave per percepire il potere emotivo dello sguardo.

Di conseguenza, il sistema volto all'apertura e alla chiusura alle relazioni interpersonali è sì, attento all'incontro con un paio di occhi, ma, allo stesso tempo, analizza anche l'intonazione della voce, la postura, la mimica e quant'altro.

Gli autistici sono più attenti a questi comportamenti secondari e di supporto all'espressione verbale.

"EVITARE O NON MANTENERE IL CONTATTO VISIVO" può essere quindi un segnale d'allarme.

Spesso, le persone con autismo non guardano negli occhi l'interlocutore, ma tendono comunque ad interpretare il significato delle espressioni del viso, notando ogni dettaglio e soffermandosi sulla bocca.

Di conseguenza non riescono sempre ad esprimere le proprie emozioni che, quindi, vengono spesso fraintese dai neurotipici.

L'importante obiettivo è quello di mettere i bambini nella condizione di interagire comunaque e a modo loro.